MARATONA DI CONCERTI
LIPSIA, GEWANDHAUS, 19 ottobre 2014
W.A. Mozart: Concerto K488
F. Schubert - F. Liszt: Wanderer - Fantasie D 760
R. Schumann: Concerto op.54
P.I. Ciaikowsky: Concerto n.1 op.23
ORCHESTRA FILARMONICA DI BACAU (ROMANIA)
PIANISTA EMILIO AVERSANO
DIRETTORE OVIDIU BALAN
Esiste una relazione simbolica tra l’artista, che impegna le energie della propria natura umana e tende a perfezionare oltre ogni limite il proprio talento e il segno della propria personalità, e l'Atto supremo della Creazione. Di conseguenza, è quasi "religiosa" la ragione ultima di tale prova pianistica che qualcuno vorrebbe interpretare come "follia", considerando impropriamente il concerto al Gewandhaus come un tentativo di record da Guinness dei primati.
Lo studio continuo, teso ad approfondire ̶ per quanto è possibile ̶ il testo musicale alla ricerca delle sue intime ragioni, il rispetto sacro dei segni del compositore senza lasciare spazio alcuno ad iniziative estemporanee fini a se stesse, il confrontarsi quotidianamente con la filosofia del periodo classico-romantico, sono queste le colonne doriche che sostengono l'idea della maratona.
A tal proposito ho avuto la fortuna, essendo nato a Salerno che dista pochi chilometri da Paestum, di potere, in quel luogo visivamente sublime, trarre ispirazione dalla contemplazione del Tempio di Nettuno, insuperato esempio di arte antica, la cui armonia è fonte inesauribile di forza primigenia e origine di un respiro cosmico come pochi luoghi al mondo.
Ritengo che il mondo classico abbia espresso e continui ad esprimere valori al di là del tempo e dello spazio, e per ciò stesso attualissimi. Un esecutore che voglia provare a percorrere la strada dell'interprete non potrebbe esimersi dall'assidua frequentazione dell'arte dei grandi classici, da Omero a Platone (quanto hanno influenzato Beethoven!), da Callimaco a Catullo, da Skopas a Michelangelo, da Dante a Shakespeare.
La chiave dell'interpretazione che superi i ristretti confini del "personale" per specchiarsi nell' "Universale" risiede, così credo, nell'applicare al testo musicale i severissimi principi che governano quell'arte, scolpita ad immagine e somiglianza dell'Idea di armonia nella forma, nel ritmo e nella metrica. La conseguente cura dei molteplici dettagli contenuti nella scrittura diventa poi decisiva nel definire la linea che racchiude il pensiero come simbolo di unità mente-cuore, dunque l'anima dell'uomo. E la scelta dei quattro concerti vuole riflettere la storia dell'uomo, rivissuta nel canto solitario, desolato, struggente, che apre l'Adagio del Concerto K488 di Mozart, denso di epos omerico, poiché richiama alla mia mente quel commovente momento dell'Iliade in cui il poeta accomuna la stirpe dell'Uomo a quella delle foglie). Il canto, lo rintracciamo poi quasi come un figlio nella melodia immortale del "Wanderer" di Schubert, manifesto poetico del romanticismo musicale. Ancora il canto si trasforma, sdoppiandosi, nelle fantastiche figure di Florestan ed Eusebius che percorrono il concerto di Schumann, e sfocia infine nell'eroica figura del solista che deve affrontare un confronto impari con un'orchestra sinfonica al completo in tutte le sue sezioni, come avviene in uno dei più famosi e difficili concerti per pianoforte e orchestra, il Primo di Ciaikovskij.
E' l'eroe dunque, come Filippide, il velato protagonista della storia di questa maratona, in quanto essere umano, creazione unica e irripetibile dalle possibilità illimitate.
Il cimentarsi in un’impresa apparentemente travestita di "spettacolarità" rappresenta invece la ricerca della liberazione dell'anima dal peso del corpo, come ci ricorda la Tomba del Tuffatore rinvenuta a Paestum, eroe celebrato per le imprese sportive, ma il cui tuffo, tuttavia, esprime il passaggio tra la vita e la morte.
Emilio Aversano