LE MIE MARATONE SULLA TASTIERA
di Giorgia Leso
Suonare News - dicembre 2013
Il 488 di Mozart, il Concerto di Schumann, la Wanderer di Schubert in versione orchestrale e il n.1 di Ciaikowsky. Tutto in una serata. E tutto suonato a memoria. Il pianista campano ama i programmi che mettono a dura prova musicisti e chi ascolta. Ma il pubblico torna e non si annoia mai.
La fama di “stakanovista della tastiera” Emilio Aversano se l’è conquistata sul campo. Fin dal suo debutto a Milano nel 2002, infatti, il pianista di Salerno, 46 anni, ha abituato il pubblico a delle vere imprese epiche proponendo nell’arco della stessa serata l’esecuzione dei capisaldi del grande repertorio con orchestra. Lunedì 23 dicembre torna in Sala Verdi, ospite delle “Serate Musicali”, per un’altra maratona di concerti, questa volta a fianco dell’Orchestra Sinfonica di Bacau diretta da Robert Gutter. In programma il K488 di Mozart, il Concerto di Schumann, la Wanderer di Schubert in una versione con orchestra di Liszt e il Concerto n.1 di Ciajkovskij.
Maestro, più o meno si tratta di due ore di musica. Come riuscirà a tenere il pubblico concentrato così a lungo?
Nel 2008 e nel 2010 avevo già suonato per le “Serate Musicali” prima quattro e poi cinque concerti in una serata (Mozart K488, Ciajkovskij n.1, Schumann, Liszt n.2 e Rach 2). Il pubblico è stato sempre numerosissimo e se a distanza di tempo ritorna significa che non si è annoiato.
Una maratona di queste dimensioni mette a dura prova anche l’orchestra. Perché scelto la Sinfonica di Bacau e quante prove farà con il direttore Robert Gutter?
L’esperienza dell’Orchestra di Bacau è unica al mondo. Suono con loro e con Gutter da molti anni.
Lei suona tutto a memoria, uno sforzo mnemonico notevolissimo, quasi una sfida nella sfida...
La scelta di cimentarsi in una maratona nasce dall’idealizzazione del mondo classico, dove si sviluppa e si apprende l’armonia della forma e il concetto di metrica, indispensabile all’equilibrio esecutivo unitamente al
rispetto dei segni del compositore. La serenità che trasmette questo approccio “classico” al testo dissolve
all’ istante il problema della memoria, trasformando l’imponenza dl programma in un’emozionante “storia”
dell’Uomo.
Come concilia l’attività didattica presso il Conservatorio di Vibo Valentia a quella concertistica?
Lavorando senza sosta. E’ quasi «religioso» il messaggio che vorrei lanciare ai giovani: rifuggire i vizi, l’ozio e perfezionate quotidianamente la vostra personalità.